Valutazioni critiche:
Recensione di Carla Rugger.
Arte come vita nella Famiglia Uguagliati.
Essere una famiglia dove l’Arte ha preso possesso di entrambi è una grande responsabilità – verso se stessi e la realtà che li circonda – reali e nel contempo possedere in sé l’humus di una forza creativa a tutto tondo che assorbe parte di un tutto; il presente con le sue sconfinate contraddizioni e la dimensione del sogno, della fantasia, dell’immaginazione che vede, scopre, cattura. La Famiglia Uguagliati è tutto questo e oltre – padre, madre e figlia proiettati senza scampo nell’ordine naturale delle idee che sorprendono, guidano il proprio spirito – corpo e anima in sconfinate realtà virtuali – una virtualità che attinge dal vero e dal bello per depositarlo su quello spazio cercato, spazio che appare delimitato, forza e libertà di pensiero nel depositare l’infinita gamma di una cromia e segno che esige decisione, immediatezza, sintesi per “consegnare” in quello scenario circoscritto la consistenza di una visione che sopraggiunge d’improvviso, impaziente nel voler apparire, più tardi, sulla scena del mondo. Pietro, Marisa e Isabella Uguagliati: realtà discordi ma simili “nell’accordare” le note e il ritmo di un pensiero creativo. Ognuno la propria impronta, desiderio, ricerca inesausta, amore e affetto, dedizione – legami profondi, indissolubili ma dissimili e pronti a “scandagliare” il vasto mare delle sensazioni e percezioni, approdare nella dimensione delle idee – guida che partono dal profondo inaccessibile e oltre, per risalire alla luce della coscienza, pure e splendide nella loro offerta, nel loro protendersi in una nuova vita per trasfondersi in una realtà pregna di significati, di occulti simboli da decifrare, l’enigma della vita e del tempo che si offre integro a coloro che vogliono comprendere ciò che vi è racchiuso. Una breve cronaca della famiglia Uguagliati. Tre distinte personalità artistiche che da sempre si protendono nella ricerca della forma, spazio, colore, dinamismo e creatività, armonia della materia che docile, diventa nel gesto… per porre alla ribalta del vivere ciò che di più occulto, inafferrabile talora si cela nell’animo dell’artista, pronto a riconoscere una sua sconfitta nella ricerca di una verità, di una bellezza ma anche superbo e tragico nella consapevolezza di acquisire via via la conoscenza del mondo e le sue laceranti contraddizioni. Nella Famiglia Uguagliati – Pietro, Mariana, Isabella, tutto ciò risiede nell’ordine naturale delle idee che segnano il loro “iter” artistico e di poesia dell’infinito.
Carla Rugger – Membro Association internationale des Critiques Littéraires – Paris.
Pietro Uguagliati.
La figura di Pietro Uguagliati esce dal contesto usuale – essa “grida”, erompe da profondità inconsce, si rivela con la potenza del gesto. Il colore, parte dominante di questa sua esuberanza gestuale si libera in calde irradiazioni di tinte avvincendo lo sguardo che si inoltra in esse a cercarvi sollievo. Una liberazione pittorica, la sua, composta di tecnica e abilità. La natura che egli “produce” indaga moti dell’animo, sensazioni che vibrano pulsanti all’esterno, il suo fervore abbraccia il visibile e il già visto, per spingersi oltre – nell’invisibile – un’immersione in uno spazio – temporale -deve la natura – regno delle metamorfosi, è avvolta da una patina di mistero, di sensualità e pura armonia.
Una concezione esistenziale, a fior di pelle – arte del colore che vuol cogliere la realtà viva e palpitante di una dimensione naturale che assorbe il nostro vivere, anche se noi non riusciamo più a calarci in essa, e l’arcano, il suo nucleo vitale sfugge alla nostra percezione, per timore o indifferenza. Non così, per Pietro Uguagliati, pittore del gesto infinito che ci dimostra attraverso una forte vitalità interiore visioni suggestive e spontanee – natura integra nella sua disarmonia di tinte, che attraggono in virtù dei contrasti naturali che provocano l’insieme. La sua “descrizione“ dell’ambiente naturale – fiori, alberi, dove l’intrico del fogliame non lascia spazio alla luce – turbini di vento e nubi, tonalità che si manifestano accese per l’impetuoso pensiero del pittore che scandaglia stati d’animo complessi, il caldo rosseggiare della terra che sembra dilatarsi dirompente da profondità sotterranee, un susseguirsi di istanti, visioni evocatrici nei quali, egli, alla fine sa imporre equilibri di forma e luce. Ognuno avverte il palpito della natura con il bagaglio soggettivo di sentimenti più o meno istintivi o misurati nella loro affettività. Per il pittore, Pietro Uguagliati è un “puro sentirsi vivere” all’interno di questa sua estrema sensibilità artistica dove stanno “i grumi” palpitanti dell’istinto. Del resto, l’artista, nasconde in sé ambivalenza di sentimenti, l’opera nasce e si sviluppa in virtù di gestualità talora rapide e frementi ma che sono anche frutto di riflessioni appassionate – un equilibrio vitale che esiste, necessario alla formazione dell’opera che evoca sensazioni tattili, un linguaggio, il suo, denso di note poetiche – il suo tramite – il cromatismo sensuale e innocente in cui i “salti” di tono e chiaro – scuri, la struttura naturale del colore che emerge nitida dalla tela, porta la composizione a una sorta di naturale compostezza che si espande in altri spessori. Dunque – equilibrio – nonostante lo spasmo del gesto, freschezza di sentimento che si libra deciso e spontaneo… una vitalità artistica ricca di fremiti in chiave di simboli da interpretare senza fretta.
Carla Rugger – Membro Association internationale des Critiques Littéraires – Paris.
Recensione di Laura Sesler.
Pietro Uguagliati è un pittore autodidatta padovano, che ha lavorato per circa vent’anni occupandosi di argomenti diversi, che ha lavorato da paesaggi collinari a paesaggi marini, da natura morte a vedute, una serie di tele ispirate alla corrida e ai toreri. Nella sua pittura ad olio ha spesso suggerito soggetti della campagna veneta, resi da tocchi ben colorati del pennello, che definiscono la struttura, descrivendo l’ambiente nelle diverse stagioni. Le figure umane compaiono raramente in questi dipinti, perché l’attenzione dell’autore è soprattutto centrata sulla natura, vista come uno spettacolo piacevole e mutevole. Nei suoi ultimi dipinti, Uguagliati ha cambiato argomento, procedendo dalla rappresentazione dei campi nella luce rossastra dell’alba e il movimento dell’acqua della laguna al tramonto, alla rappresentazione di particolari fenomeni atmosferici, come la condensazione di nuvole spesse sulle colline per la tempesta in AVVICINAMENTO e il rapido movimento del nuvole trasportate dal vento in un cielo primaverile. Uscendo da un linguaggio Semplicemente illustrativo, Uguagliati sta ora fondando la SUA ricerca sul colore, Che è considerato un Elemento emotivo Costruttivo e significativo e talvolta VIENE utilizzato per il contrasto del Tono. L’autore si esprime anche con il disegno di un carboncino con il quale ha dipinto alcuni soggetti sacri, delineati con una pienezza di ritmi e una linea volumetrica ferma nelle figure, come se volesse enfatizzare la solidità della nostra Fede.
Laura Sesler
Recensione di Paolo Rizzi.
Cinque anni fa, la mia attenzione è stata attratta da un dipinto: “Un’ampia banchina di San Marco con l’isola di San Giorgio”. Era un’immagine schematica, ma anche di innegabile suggestione spaziale, con onde a serpentina di un colore nero lampeggiante. Da allora Pietro Uguagliati ha migliorato la sua tecnica, secondo il suo peculiare uso del disegno in prospettiva. Ora sto guardando un altro dipinto: un ampio paesaggio segnato da strisce orizzontali. Il tratto del pennello è più fluido, conciso, di una sostanza leggera. Ciò che attira lo sguardo è il cielo nuvoloso: sembra che sia in movimento, in subbuglio, con una forza che definisce l’arte simbolista-espressionista, Il soggetto delle nuvole ha ispirato molti artisti e tra questi veneziani, soprattutto Guglielrno Ciardi. Quindi, guardando gli esempi del passato, Uguagliati mi ha dato l’impressione che stia tentando una forma moderna leggera, eterea, estremamente mutevole. Il dipinto ha un suo suggerimento. Anche guardando l’altra recente produzione artistica di questo pittore padovano, devo ammettere che ha una coerenza innegabile tecnica. La base è resa con un’immediatezza senza trucchi, ma è acerba e quasi verginale. Il tratto del pennello è leggero, immediato, spontaneo; il colore cambia da toni aspri, nonostante chiari, a certe miscele di azzurro e rosa; l’immagine sembra prendere forma senza sforzo, con una specie di felicità naturale. Uguagliati è un pittore autodidatta: non vuole cadere in trucchi culturali o letterari del mestiere. Dipinge in purezza. Ad esempio, “I Colli Euganei dopo la tempesta”: è un dipinto di rifrazioni ben illuminate su vapori azzurri, come un’apparizione catturata nel suo essere un fenomeno. C’è una sensazione di leggerezza, un desiderio di spazi chiari e cieli aperti. Sulla base di questi buoni risultati è probabile che Uguagliati sarà in grado di affinare sempre più la sua delicatezza. In un altro dipinto ci sono alcuni cavalli grigi che galoppano verso terre lontane. Ora li seguo con gli occhi mentre l’attenzione diventa sempre più luminosa. È importante per lui, così come per ogni pittore, l’espressione conciliare con il suo istinto interiore, o meglio, con il desiderio di una luce che brilla ovunque.
Dicembre 1989 Paolo Rizzi
Pittori paesaggisti veneziani.
Tre fasce colorate orizzontali, variamente chiazzate di luce: questo è il paesaggio di Pietro Uguagliati. Una sintesi; poi anche uno stato d’animo. L’inclinazione per la purezza è evidente, vieni in un processo di sublimazione “alla Mondrian”. Puoi sentire il suo bisogno di ordine: un ordine fisico e anche mentale. Ciò che attira l’attenzione è la giusta fusione tra le tre bande; laggiù c’è il violento giallo, intriso di luce alla maniera di Van Gogh; al centro c’è la vibrazione oscura di alberi verdi; poi il cielo, limpido e calmo, fatto di una profondità leggera, evidentemente il nostro pittore è un maestro dei suoi mezzi. Li usa secondo ciò che la sua percezione del fatto naturale impone. La luce bianca di una casetta fa capolino a sinistra, come nella linea di partenza di una poesia.
Paolo Rizzi
Recensione di E.Moro.
Sebbene sia facile individuare i riferimenti figurativi nelle opere di Pietro Uguagliati, raggiungono il limite estremo di qualsiasi atmosfera e tendenza naturalistica (attraverso l’assunzione di un’iconografia fatta di spazi aperti e orizzonti che svaniscono nel volo sempre presente di piani prospettici) a una simbologia di elementi scenici in cui cade un senso di sospensione metafisica, che sembra prestare attenzione a una coscienza disattenta con rinnovata energia.
Non a caso, nelle opere di Pietro Uguagliati ogni dettaglio aneddotico o particolare è assolutamente messo da parte, al fine di significare l’immagine nella sua entità più essenziale e come presenza emblematica con un alto valore simbolico.
I contenuti formali, realizzati con una grande padronanza tecnica dell’uso del colore e della luce, e i contenuti ideologici e semantici qui si fondono perfettamente in un quadro pieno di implicazioni culturali, ma anche di capacità espressiva immediata ed efficace.
E. Moro
Recensione di Carlo Occhipinti.
Le immagini, che definiscono la pittura di Pietro Uguagliati e caratterizzano un certo tipo di pittura figurativa, sono ciò che deriva da una meditazione e una conseguente narrazione piena di problemi interiori, che tendono alla rappresentazione esclusiva di pensieri e visioni prese dal mondo intimo del nostro artista. Il riferimento alla realtà qui diventa un pretesto e la stessa realtà subisce una profonda trasformazione, attraverso un’elaborata sintesi mentale, formando quindi quella che sarà l’immagine autentica e definitiva dell’opera.
Questo è il modo in cui le forme e gli elementi alterano il dettaglio oggettivo, riproponendolo nelle infrastrutture di una visione suggestiva. Lo stesso ritmo della composizione, segnato da luci e volumi incessanti, è una cosa sola con il colore; è suggerito da esso e si fonde con esso. Il nostro artista cerca il superamento dell’osservazione limitata, della variabilità della staticità di oggetti ed elementi, al fine di caratterizzare l’aspetto di ogni cosa; ci sono ritagli nuovi e moderni che servono a fissare visionidistanti della natura e perseguire una poesia costante, fatta di sfumature persuasive, mai dissonanti.
Carlo Occhipinti
Cosa dicono le persone su Artmajer
Lavoro enorme!!!!!!!!!!!
Курзанова Ольга Russia | 19 ott 2013
Bello!
Allegretto CT, Stati Uniti | 15 ott 2013